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Leggere, scrivere, emozionarsi. Lo spazio per chi, come noi, ama gli animali

 

ioleggoconjoy è il nostro blog letterario con esclusivi fini benefici i cui proventi vanno ad associazioni o enti no profit.

Pubblichiamo testi di autori che desiderano devolvere totalmente i loro diritti a favore degli esseri più deboli.

"Pranzo di Natale insieme alla talpa" di Ernesto Ferrero, (tratto da "Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna",  illustrato da Paola Mastrocola, ed. Einaudi, 2014)

Per il suo compleanno, che cadeva pochi giorni prima di Natale, le nipoti le fecero avere una talpa di peluche. La morbidezza del mantello era quasi commovente; le zampe tondeggianti non portavano traccia di unghie forti, così adatte allo scavo. Erano diventate teneramente palmate, di un bel colore beige.

"Cani & cani di gioco e d'avventura", di Folco Quilici (Ed. Mondadori)

C'è posta per Leila
Se è vero che il tempo è un'invenzione umana ignota, nelle sue misurazioni, alle altre forme di vita, il valore del rapporto con un cane non è misurabile nella sua durata. Questo mi spiega anche perché non sento un particolare distacco tra i vari episodi che sto narrando; e rivedo i miei amici a quattro zampe tutti ancora vicini, pronti a un gioco, un lavoro, uno
scherzo. Capaci di interpretare i ruoli più diversi, anche quelli di corrispondenza epistolare.

“Heartland – Un maestro misterioso”, di Lauren Brooke, ed. Einaudi, 2011


Il cavallo si lanciò in avanti, la lunga coda bianca che fluttuava nel vento. Amy lo guardava col fiato sospeso, mentre gli zoccoli rimbombavano sul terreno. Il cavaliere manteneva l’assetto con naturalezza, come fosse tutt’uno con l’animale mentre questi passava dal canter al galoppo. Dopo un breve tratto rallentò di nuovo, dolcemente, tornando al piccolo galoppo e poi al trotto.
Il cavallo alzò la testa con un gesto fiero: era magnifico.

"Quello che gli animali non dicono", di Oscar Grazioli

Dea
Dea è un pastore tedesco femmina di otto anni che, come tutte le mattine soleggiate di fine estate, salta felice in mezzo all'aia del contadino. All'apparire dell'anziano coltivatore Dea gli corre incontro, saltando sulle quattro zampe e tentando di afferrargli un lembo cadente della cintura dei pantaloni.


Una vera Pasqua cristiana si può festeggiare senza la mattanza degli agnelli
di Oscar Grazioli (da: Tiscali Socialnews)

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi. In realtà, proprio in questa settimana, anche se noi non siamo in grado di togliere i peccati del mondo come lui, dovremmo essere noi ad averne pietà. Ogni anno, per Pasqua, in virtù di una tradizione che solo apparentemente affonda le radici nelle religioni, vengono macellati milioni di agnelli. Per la verità, quest’anno per la prima volta pare che questo antico rito subisca una netta flessione.

"La lumaca e la tartaruga" di Luis Sepúlveda (tratto da "Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza", ed. Guanda, 2013) 

«Non mi lamento, ma gli esseri umani crescono e dimenticano» sospirò la tartaruga e le riferì come, col trascorrere del tempo, man mano che i piccoli di umano erano diventati prima giovani e poi adulti, le attenzioni erano costantemente diminuite, il cibo si era fatto più scarso, finché non l’avevano considerata soltanto una presenza molesta di cui bisognava liberarsi e l’avevano abbandonata nel prato.

“L’anello di Re Salomone”, di Konrad Lorenz (Gli Adelphi. 2007)

Il sabato di Pentecoste sarebbe dovuta venire alla luce una covata di anatroccoli puro
sangue; io misi le uova nell'incubatrice, e quando i piccoli furono asciutti li presi sotto la mia
custodia e cominciai a far loro quel verso materno nel mio migliore accento di anitra selvatica. Per  
alcune ore, per una mezza giornata. Il mio «qua qua» ebbe successo: gli anatroccoli guardavan su  
confidenti verso di me;

“I segreti del bosco”, di Giancarlo Ferron (Edizioni Biblioteca Dell’Immagine, 2006)

“Steli secchi, rami intricati di arbusti spogli, pascolo ingiallito e silenzio: quella inconfondibile quiete e quell’odore dell’aria che c’è sempre quando nevica.
Tutto sembrava non voler svegliarsi dal torpore dell’inverno che tardava a partire. Venne in quel momento un camoscio da monte, camminando in discesa sullo spigolo. Anche la mia figura era appannata dal nevicare ed ero fermo: il camoscio non mi vide, né sentì il mio odore, oppure mi prese per un tronco e continuò a scendere verso di me: trenta metri, venticinque … quindici. Fermo. Ancora qualche passo: tredici … undici … dieci. Fermo. Mi guardò incerto senza capire. Gli vedevo gli occhi.

"Cercasi Ben disperatamente", di Julia Romp (Sperling & Kupfer, 2011)

"I suoi occhi erano tranquilli e saggi come al solito, e si mise a passeggiare serafico prima di rivolgerci una lunga occhiata. Be', perché fate tanta confusione? sembrava ci dicesse. Adesso sto bene. Non c'è bisogno di preoccuparsi.

Annusò l'aria e poi si avvicinò con delicatezza a George, strofinandosi contro le sue gambe. Mi chiesi come avrebbe reagito mio figlio a quel tocco. Temevo che spaventasse il gatto allontanandolo troppo velocemente, ma invece non batté ciglio, non lo respinse, non cercò di pulirsi dove era stato sfiorato e non urlò che voleva essere lasciato solo.

"Una donna tra i gorilla", di Farley Mowat (Rizzoli, 1989)



Uncle Bert è stato superlativo - quieto accanto a me nel suo nido diurno, e tutti gli altri sono rimasti lì vicino. Il piccolo Kweli, di un anno, figlio di Uncle Bert, è venuto a sedersi sui miei piedi mentre la madre, Macho, si rassettava, lanciandomi ogni tanto uno sguardo per accertarsi che stavo facendo bene il mio lavoro di
baby-sitter.
Più tardi, in quel medesimo giorno, un acquazzone di violenza insolita si abbatté sulla radura dove il gruppo era intento a mangiare.

“I bambini li salveranno (Chi? Gli animali)” di Vivian Lamarque
Illustrazioni di Adriano Gon (Einaudi Ragazzi, 8 euro)

Il loro telefonino squillava sempre… tutti li chiamavano: «Aiuto! Aiuto!».

Erano bambini, ma erano anche una specie di ambulanza vivente, un Pronto

Soccorso a forma di bambino, tutti gli animaletti in difficoltà li chiamavano:

«Aiuto! Aiuto! Correte, abbiamo bisogno di voi». E loro partivano…

"Il lupo e il ragazzo", di Daniel Pennac (tratto da "L'occhio del lupo", ed. Salani, 1993)

Ma quel ragazzo lì, no. Rimane in piedi, immobile, silenzioso. Solo i suoi occhi si muovono: seguono il viavai del lupo, lungo la rete.
‘E che, non ha mai visto un lupo?’
Dal canto suo, il lupo non riesce a scorgere il ragazzo che una volta su due. Perché non ha che un occhio, il lupo. Ha perduto l’altro lottando contro gli uomini, dieci anni fa, il giorno che fu catturato.

"Giò", di Helen Brown (Ed: Piemme Voci, 2013)

"I tentativi di Giò di dare la caccia agli uccellini erano tragici. Quando intercettava un piccione, si immobilizzava e si accucciava a terra. Poi lo puntava, tenendo d'occhio ogni suo minimo movimento e ogni sua beccata, fino a diventare quasi un tutt'uno con la preda.

Il suo manto mimetico...

Mosè, Salvato tra i giunchi (tratto da Storie di gatti di James Herriot, Rizzoli, 1994) 

Finii di asciugarmi le braccia, e stavo per accennare con noncuranza al micino, quando il signor Butler mi tese la giacca.
«Venga con me, se ha un minuto di tempo» disse. «Ho qualcosa da mostrarle.»
Lo seguii oltre una porta in fondo al locale e lungo un corridoio che portava al porcile, stretto e basso. Si fermò all’altezza di un recinto a mezza strada e puntò il dito.

«Guardi qui» disse.

Pallino di Michail Bulgakov, traduzione di Viveka Melander (tratto da "Cuore di cane", prima edizione originale 1928) 

“Si preoccupa per me,” pensò il cane, “è un’ottima persona. Io so chi è. È l’incantatore, il mago, lo stregone delle favole per cani… Ma tutto questo non può essere un sogno… E invece, se fosse proprio un sogno?” Il cane trasalì nel sonno. “Mi sveglierò… e non ci sarà più niente. Né paralumi di seta né tepore né pancia piena. Ci sarà di nuovo il portone, il freddo terribile, l’asfalto ghiacciato, la fame, la gente cattiva… la mensa, la neve… Dio mio, come soffrirò...!”

Incontro con la volpe di David Herbert Lawrence, traduzione di Flaviana Sortino (tratto da La volpe, Prima ed. originale 1918) 

A cosa stava pensando? Solo il cielo lo sa! La sua coscienza era come trattenuta.

Abbassò gli occhi e improvvisamente vide la volpe che la guardava con il mento all’ingiù e gli occhi all’insù che incrociavano quelli della ragazza. La volpe la conosceva e la March rimase incantata sapendo che l’animale la conosceva.

da "La cavalla storna" di Giovanni Pascoli (prima ed. 1903 nella raccolta "Canti di Castelvecchio")

La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia . . . »

Da “Cento racconti brevi e uno lungo” Mariù Safier – Ed. Il Calamo Roma, 2005

Din, Don, Dan

Nati mentre le campane suonavano a distesa, li chiamarono Din, Don, Dan e resero felici soprattutto i bambini.

Nelle foto ingiallite, giocano spensierati e vivaci in un paniere di vimini, che a stento conteneva tanta esuberanza; appena cresciuti, li separarono, ma spesso si incontravano nelle vie del paese e si salutavano con esplosioni di gioia. 

Fai bei sogni, Massimo Gramellini, Ed. Longanesi

“Nel giorno del mio compleanno, che è anche la festa degli Angeli Custodi, salii sul Monte Circeo con Elisa per recuperare un brandello delle vacanze perdute.
Costeggiavamo le propaggini del bosco quando da una siepe sbucò qualcosa di completamente bianco. Un cane poco più grosso di un topo, con il muso e le zampe di un lupo.
Annusò l’aria, indeciso sulla direzione da prendere. Poi, fra i numerosi passanti che si contendevano la sua attenzione, puntò risoluto verso di me.

Oscar Wilde, traduzione di Adele Nobile (tratto da L’usignolo e la rosa - Il principe felice e altri racconti, Prima ed. originale 1888)

E il rosaio gridò all’uccellino di avvicinarsi alla spina. – Premi, uccellino – gridò il rosaio – o arriverà il giorno prima che la rosa sia finita.
Allora l’usignoletta si fece più vicino e la spina le giunse al cuore e una trafittura terribile le passò per tutto il corpo Aspra fu ala sofferenza e il canto dell’uccellino toccò la follia nel canto dell’amore che si completa nella morte, dell’amore che non muore nella tomba.
E la rosa bellissima divenne scarlatta come la rosa del cielo orientale. Scarlatti erano i suoi petali e scarlatto come il rubino il suo cuore. 

Uno scritto di Giorgio Manganelli, da “IO, GATTO”, a cura di Pinuccia Ferrari (Ed. Frassinelli, 1984)

Gattodipendenza
Giorgio Manganelli

Mi pare del tutto evidente che i gatti, intesi come felini da studiare in laboratori di naturalisti, non esistono.

I gatti non sono gatti. Sono miniaturizzate figure mitologiche che entrano nelle nostre case, percorrono le strade, qui a Roma alloggiano in mezzo alle rovine, affollano i vicoli della città vecchia. Già questo amore dei luoghi intimi o antichi, cioè dei luoghi sottilmente umani, non può non insospettire; i gatti amano insieme la mollezza e la selvatica grazia dei luoghi affranti dal tempo; praticano i vizi colti della gola e del sonno, ma insieme sono eremitici, forastici, diffidenti, taciturni.

Da “Il mio cane Tulip”, di J.R. Ackerley, (1896 – 1967), Ed. Voland

“Bisogna aggiungere che è bella. La gente desidera sempre toccarla, cosa che non sopporta. Le sue orecchie sono grandi e appuntite come quelle di Anubi. Non so come faccia a tenerle sempre dritte e rigide – quasi fossero inamidate – visto che il lieve strato di pelliccia grigio topo le rende morbide e fragili. Quando si mette con il dorso al sole, la luce risplende attraverso l’epidermide delicata, e si accendono di un rosa conchiglia, incandescente.

"Il delfino" di Sergio Bambarén (Sperling & Kupfer, 1997)

Il mare parlò allora diritto al cuore di Daniel: "Quando piombi nella disperazione più cupa, ti si offre
l'opportunità di scoprire la tua vera natura, Proprio come i sogni prendono vita quando meno te lo aspetti, così accade per le risposte ai dubbi che non riesci a risolvere. Lascia che il tuo istinto tracci la rotta per la salvezza, e fa' che le tue paure siano sconfitte dalla speranza".

“Costantinopoli”, di Edmondo De Amicis (1846 – 1908), ed. Einaudi

I cani
“Costantinopoli è un immenso canile: tutti l’osservano appena arrivati. I cani costituiscono una seconda popolazione della città, meno numerosa, ma non meno strana della prima. Tutti sanno quanto i Turchi li amino e li proteggano. Non ho potuto sapere se lo facciano per il sentimento di carità che raccomanda il Corano anche verso le bestie; o perché li credano, come certi uccelli, apportatori di fortuna, o perché li amava il Profeta, o perché ne parlano le loro sacre storie, o perché, come altri pretende, Maometto il Conquistatore si conduceva dietro un folto stato maggiore canino che entrò trionfante con lui per la breccia di porta San Romano.

"Poesie per un gatto", Vivian Lamarque (Ed. Mondadori)

Fai l’agguato
a una piuma di merlo
l’intero manca
anche a te
senza saperlo

“L’anello di acque lucenti”, Gavin Maxwell (Ed. Rizzoli)

Poche specie di animali continuano a giocare una volta diventati adulti; sono occupati a mangiare, a dormire, a procreare, o a fare in modo di raggiungere uno o l’altro di questi fini. Ma le lontre costituiscono una delle rare eccezioni a questa regola: passano buona parte della loro vita in giochi che non richiedono nemmeno un compagno. Allo stato selvatico, giocano da sole per ore intere con qualsiasi oggetto che galleggi sull’acqua, spingendolo sotto in modo che schizzi fuori di nuovo, o lanciandolo con un colpo del capo perché atterri tra spruzzi e schizzi e diventi una preda da inseguire.

49 canti degli Indiani d’America, Traduzione di Giuseppe Strazzeri (Ed. Mondadori, 1997)

I raggi del sole
sulle mie ali riposano,
si allungano pigri.
Un piccolo tornado grigio
tenta di prendermi,
si avvita incessante
sul mio sentiero celeste.
(Navajo)

“Tre uomini in barca”, di Jerome Klapka Jerome  (1859 – 1927), (Newton Editori, 2010)

Il solo argomento sul quale io e Montmorency abbiamo serie divergenze d’opinione, è quello dei gatti. A me i gatti piacciono a Montmorency no.
Quando incontro un gatto, dico: “Povero micetto!” e mi chino e gli solletico i lati della testa; e il gatto rizza la coda, rendendola rigida, come fosse fatta di ferro, inarca la schiena e strofina il naso contro i miei pantaloni; tutto è dolcezza e serenità. Quando Montmorency incontra un gatto, lo viene a sapere tutta la strada; e in dieci secondi si sprecano tante parolacce quante ne basterebbero a un uomo rispettabile, con un po’ di parsimonia

"Timbuctu" di Paul Auster (Einaudi, 1999)

E così, in quello splendido mattino virginiano, accadde che 
Mr. Bones, detto anche Sparkatus, compagno di strada del defunto poeta Willy G. Christmas, si appresto' a dimostrare di essere un campione fra i cani. Avanzando dall'erba sul bordo orientale della strada, attese un varco nel traffico e poi cominciò a correre. Pur essendo debole gli restava un po' di sprint nelle gambe, e appena trovo' l'andatura giusta, si sentì più forte e più felice di quanto non gli fosse capitato da mesi. Corse verso il frastuono, verso la luce, verso il fulgore e il rombo che gli venivano incontro da tutte le direzioni. Con un po' di fortuna, prima che il giorno finisse si sarebbe ricongiunto con Willy".  

"Di tutte le ricchezze" di Stefano Benni (Ed. Feltrinelli, 2012)

Il dodecalogo del buon cane

1. Ama il padrone tuo come te stesso.

2. Odora il padre, la madre e tutto il resto.

3. Caga sempre dove qualcuno può passare.

4. Se ti abbandonano non ti meritano.