"L’occhio del lupo" di Daniel Pennac (ed. Salani, 1993)
Una favola in perfetto stile Pennac: un animale che parla ma resta animale, un bambino dal passato difficile che non rinuncia alla sua umanità.
Lupo Azzurro è stato catturato e ora è costretto a vivere in uno zoo. Tiene un occhio chiuso perché è stato ferito durante la cattura. Continua a camminare avanti e indietro nella sua gabbia, ignorando gli uomini che lo hanno ridotto in schiavitù. Un giorno però arriva un ragazzo, Africa, che lo osserva con intensità, senza mai smettere e, per meglio poterlo comprendere, chiude anche lui un occhio. In questo modo Africa e il lupo entrano in sintonia e ognuno vede una storia nell’occhio dell’altro: il ragazzo vede la lunga fuga dall’uomo culminata nella cattura del lupo, avvenuta per difendere l’amata sorella; il lupo vede le vicende di Africa, affidato a un mercante per salvarlo dalla guerra, poi venduto come schiavo e separato dai suoi amici animali e umani.
La comprensione e la sintonia del ragazzo indurranno il lupo ad aprire l’occhio, ormai guarito, ma tenuto chiuso perché osservare, nella vita dell’animale, era ormai divenuto inutile.
È una storia toccante, di empatia e partecipazione. In fondo basta poco per mettersi alla pari con gli altri, superando le differenze etniche, culturali, razziali o di specie. È sufficiente, a volte, chiudere un occhio.
Un bellissimo libro, breve e intenso, che si legge tutto d’un fiato e che ha molti livelli d’interpretazione.